Il racconto di una escursione sul Parco dei Nebrodi alla scoperta del foliage autunnale.
Certo che l’autunno è davvero una stagione strana. L’estate è oramai un lontano ricordo e con essa se ne sono andati via anche le lunghe e assolate giornate, le vacanze, le sere all’aperto a passeggiare o a vedere un concerto, le braccia scoperte, i sandali e i bagni al mare. Al suo posto temperature che si abbassano, cieli sempre meno azzurri, un grigiore che spesso si trasforma in pioggia e le prossime vacanze ancora troppo lontane.
Persino la natura sembra non apprezzare molto questi cambiamenti. E così le foglie, infreddolite e stanche, perdono il loro verde brillante, si staccano dagli alberi, si seccano per terra e spariscono, lasciando i rami spogli e soli, costretti a sopportare in silenzio le rigide temperature invernali.
Eppure, nonostante tutto questo, l’autunno per me è la stagione più suggestiva e romantica dell’anno, e credo di non essere l’unica a pensarlo. Sì è vero, la natura muore, ma lo fa con stile, con eleganza, con passione, regalandoci colori intensi e profondi, come l’arancione ed il rosso delle foglie secche, come il verde del muschio sugli alberi, come il cielo azzurro che si fa spazio tra la nebbia e le nuvole. Uno spettacolo che, come tutte le cose belle, dura poco, giusto qualche settimana, come se la natura volesse dirci che ha bisogno di riposare, ha bisogno di sparire per un po’, per poi tornare più bella e più in forma che mai.
Ed era proprio questo spettacolo che ieri cercavamo sui Monti Nebrodi, e più precisamente lungo la faggeta che da Portella Femmina Morta conduce, attraverso un facile sentiero, fino al lago Maulazzo. Armati di macchina fotografica, lo zaino pieno di indumenti caldi e cibarie di vario genere, le mie fantastiche scarpe da trekking ai piedi, siamo partiti di mattina presto da Palermo, incuranti della città che ancora si godeva le prime ore del mattino. Dopo poco più di due ore di auto arriviamo a 1.400 metri di altezza e dopo una camminata a piedi di circa 2,5 km raggiungiamo il lago.
Non è la mia prima volta al lago Maulazzo. Sono stata qui sia in primavera che in estate, l’ultima volta solo qualche mese fa. Si tratta di un lago artificiale, come quasi tutti i laghi presenti in Sicilia, le dimensioni non sono così estese (circa 5 ettari), ed è completamente circondato da alberi fitti e rigogliosi. Qui i cellulari non prendono, si sente solo il rumore dei ruscelli e dei numerosi piccoli corsi d’acqua, degli uccelli che nidificano sui rami, dei nostri passi e dei nostri respiri affannati soprattutto dopo una lunga salita. L’autunno oggi ci regala il meglio di sé, con foglie secche che creano un bellissimo tappeto naturale ed un cielo che muta repentinamente, alternando diverse condizioni di luce: si passa dal cielo scoperto ed assolato a nubi estese e scure, fino alla nebbia fitta che non ci consente di vedere nulla oltre un metro da noi.
Lo spettacolo è incredibile! Al di là delle foto in sé e per sé, è proprio bello ammirare la natura che qui si esprime in tutte le sue forme, in perfetta armonia con se stessa, in perfetta armonia con il mio stato d’animo. Oggi ho imparato che la nebbia non è così brutta e paurosa come pensavo, ma sa regalare atmosfere uniche che fino ad oggi avevo visto solo nei film. Oggi ho scoperto che grazie alle mie scarpe non devo più temere né le strade fangose né le pozze d’acqua che inaspettatamente finiscono per sommergere i miei piedi. Oggi ho imparato che a volte è bello ammirare anche solo con gli occhi, senza per forza sentire il bisogno di immortalare il momento.
E poi, come spesso accade, le foto più belle le scatti alla fine, quando giunti in macchina hai riposto l’attrezzatura nello zaino, quando ti sei tolta il giubbotto e lo hai poggiato sul sedile posteriore, quando ti stai incamminando in un percorso a ritroso lungo le stesse curve che hai affrontato all’andata. Perché lungo la strada ti accorgi che c’è un punto in cui il tappeto di foglie è più ricco e più acceso, e già che sei qui che fai, te lo lasci sfuggire? E no, certo che no. Si trova un parcheggio di fortuna, si affrontano i 6 gradi che, con il sole che sta per calare, sembrano una lama che ti trafigge le mani, si cercano le angolazioni migliori, ci si stende quasi per terra per riuscire ad inquadrare le foglie più da vicino e si torna a casa, quando oramai è buio, stanchi ma felici!
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Informazioni sul percorso
Località: Lago Maulazzo (Parco dei Nebrodi)
Altitudine: 1.400 metri
Lughezza percorso: 5 km
Dislivello: 250 metri
Difficiltà: facile
Attrezzatura fotografica
Fotocamera. Fuji XT10
Obiettivo: Samyang 12mm F2
Ciao, bellissime foto. Quando sei andata esattamente?
Ciao e grazie!
Sono andata lo scorso anno a metà novembre.