La Villa Farnesina, a Roma, nel rione Trastevere, custodisce alcune delle opere più belle realizzate da Raffaello.
Passeggiando lungo il caratteristico quartiere di Trastevere, tra i numerosi ristoranti di cucina tipica romana, splendide chiese e un’atmosfera vintage da Italia di altri tempi, la mia attenzione viene catturata da un cartello che indica Villa Farnesina con affreschi di Raffaello. Premetto che la visita della villa era nella mia personale lista delle cose da vedere a Roma, ma a causa del poco tempo a disposizione e della stanchezza (sto camminando da parecchie ore) temevo di dovervi rinunciare e rimandare a una prossima volta. Tuttavia, dopo avere mangiato la più buona cacio e pepe della mia vita e avere ingerito una giusta quantità di calorie, visto che sono già qui, perché non approfittarne?
Cosa troverai in questo articolo:
- Villa Farnesina: storia della sua costruzione e del suo eccentrico proprietario
- Gli affreschi di Raffaello
- Curiosità su Raffaello e la Villa Farnesina
Villa Farnesina: storia della sua costruzione e del suo eccentrico proprietario
Villa Farnesina è uno degli edifici più rappresentativi di arte rinascimentale e Roma, oltre che una tappa imperdibile se amate le opere di Raffaello. E’ stata costruita tra il 1506 e il 1512 dall’architetto Baldassarre Peruzzi, su commissione del ricchissimo banchiere Agostino Chigi.
Personaggio davvero singolare era Agostino Chigi: di origini senesi, aveva accumulato una grossa fortuna vendendo l’allume della Tolfa e a Roma aveva stretto importanti rapporti d’affari con i papi Alessandro VI, Giulio II e Leone X. Amava anche ostentare le sue ricchezze e per questo motivo si fece costruire una grande e lussuosa villa in una zona periferica di Roma, a pochi passi dal Tevere. La villa, che al tempo si chiamava Villa Chigi, era luogo destinato a grandi feste e banchetti. Ma il grado massimo dell’ostentazione della ricchezza Agostino Chigi lo raggiunse quando nel 1518, durante uno sfarzoso banchetto, fece gettare nel Tevere piatti e posate d’oro, perché tanto aveva possibilità di ricomprarli. In realtà aveva disposto delle reti in fondo al fiume con le quali fece recuperare ogni cosa. Va bene essere stravaganti, ma ogni tanto un po’ di prudenza non guasta.
Nel 1579 la villa venne acquistata dal cardinale Alessandro Farnese che la rinominò Villa Farnesina, in modo da distinguerla dalla Villa Farnese, sempre di proprietà della famiglia, che si trova dall’altra parte del fiume.
Gli affreschi di Raffaello
Terminata la costruzione architettonica della villa si passa alla realizzazione degli affreschi nelle numerose stanze. Affreschi che inizialmente vengono portati avanti dallo stesso Peruzzi, l’architetto che aveva progettato la villa. Ma Agostino Chigi vuole il meglio e così chiama a lavorare nella villa alcuni degli artisti più importanti dell’epoca, tra cui spiccano i nomi di Sebastiano del Piombo e di Raffaello.
Raffaello era giunto a Roma nel 1508 e poco dopo aveva iniziato a lavorare alle Stanze Vaticane. Agostino Chigi era talmente potente (e soprattutto ricco) da riuscire a sottrarre il grande pittore per un periodo nientemeno che al papa.
Le scene ritratte nelle pareti di Villa Farnesina sono tratte dalla mitologia, secondo il gusto e l’amore per il classico tipico del Rinascimento, con grande riferimento alle Metamorfosi di Ovidio e di Apuleio.
La Loggia di Galatea
L’opera più famosa è il Trionfo di Galatea, realizzata proprio da Raffaello, nella Loggia di Galatea. Si tratta di uno dei dipinti più rappresentativi di Raffaello, il cui soggetto è tratto da un’episodio delle Metamorfosi di Ovidio. Il goffo e sgraziato ciclope Polifemo si era innamorato della bellissima ninfa Galatea, anche se il suo era un amore non ricambiato. Galatea infatti era innamorata (e ricambiata) del pastore Aci e quando Polifemo scopre i due innamorati che si baciano al chiaro di luna, preso da un impeto di rabbia e gelosia, uccide il povero Aci schiacciandolo con un masso. Ovidio ci racconta che Galatea per tenere in vita il suo amore trasforma il sangue di Aci in sorgente e lo stesso Aci in un dio fluviale. Tutta la scena è ambientata ai piedi dell’Etna ed è per tale ragione che molti comuni della zona hanno il prefisso Aci nel proprio nome.
Nel dipinto Raffaello ritrae Galatea che avanza sul mare su una conchiglia trainata da delfini. Tutto attorno altre ninfe, tritoni e amorini pronti a scoccare le frecce dell’amore. Emerge molto forte il colore rosso pompeiano della veste che contrasta con l’azzurro del mare e del cielo.
Alla nostra sinistra troviamo invece il dipinto di Polifemo che sta osservando tutta la scena. Il dipinto è stato realizzato da Sebastiano del Piombo, che è l’autore anche delle due lunette soprastanti.
La Loggia di Amore e Psiche
Raffaello realizza anche i disegni preparatori che poi verranno affrescati dalla sua bottega per la Loggia di Amore e Psiche. Ancora una volta ci troviamo di fronte ad un tema mitologico tratto da un’opera dal titolo Metamorfosi, solo che in questo caso ad essere “scomodato” non è più Ovidio ma Apuleio. Nella fattispecie viene ripresa la favola di Amore e Psiche: il dio Amore si innamora della mortale Psiche, ma i due possono vedersi solo di notte e al buio. Istigata da due sorelle Psiche trasgredisce il divieto e vede in faccia Amore, il quale sparisce. Solo dopo numerose peripezie e prove Psiche potrà ricongiungersi con Amore e diventare ella stessa una dea.
Curiosità su Raffaello e la Villa Farnesina
Gli affreschi della loggia furono conclusi con un certo ritardo da Raffaello. Sarebbe facile pensare che le ragioni di tale ritardo sono legate alle numerose e prestigiose commissioni che impegnavano Raffaello, soprattutto con i papa. Ma la ragione dei ritardi fu ben altra. Ci racconta Vasari che Raffaello era molto preso da una donna (forse la famosa Fornarina) e che le continue visite alla casa di lei procuravano lunghe distrazioni. A questo punto Agostino Chigi concesse alla donna di trasferirsi proprio lì, dove si stavano svolgendo i lavori, in modo tale che Raffaello non perdesse gran parte del tempo per andare a trovarla.
Commenta per primo